PARODONTOLOGIA:
 

Le malattie parodontali sono patologie che interessano le strutture di supporto dei denti. Vengono comunemente distinte in gengiviti e parodontiti.
La causa principale di queste malattie è la placca batterica, ma esistono fattori predisponesti o aggravanti, fra i quali il fumo di sigaretta, fattori genetici, lo stress e patologie sistemiche come il diabete o malattie che indeboliscono il sistema immunitario.
In Italia 6 persone su 10 sono affette da una qualche forma di malattia parodontale più o meno grave. Il 10% di queste persone è ammalata di parodontite grave, che, se trascurata e non adeguatamente trattata, può portare alla perdita dei denti.
La genvite interessa la gengiva marginale (quella aderente al colletto del dente) ed è caratterizzata da arrossamento, gonfiore, sanguinamento e, talvolta, da aumento del volume della gengiva. La gengivite è completamente reversibile, ma, se trascurata, può esitare in una forma più grave detta parodontite.
La terapia è molto semplice e consiste in una o più sedute di igiene professionale (ablazione del tartaro eseguita dall’igienista) e la successiva pratica di una attenta e costante igiene orale domiciliare da parte del paziente, mediante il corretto uso dello spazzolino e del filo interdentale. In assenza di questa ogni tipo di terapia risulterebbe inutile.;


La parodontite (una volta detta “piorrea”) è caratterizzata dall’estendersi del processo infettivo-infiammatorio ai tessuti parodontali profondi, con conseguente distruzione progressiva dell’apparato di sostegno dei denti. Si manifesta come una alterazione della consistenza della gengiva e della sua architettura con sanguinamento più o meno evidente e mobiltà dentale, che risulta marcata solo negli ultimi stadi della malattia.
Purtroppo questa malattia, si insinua lentamente e con scarso corredo di sintomi iniziali specifici: arrossamento delle gengive, sanguinamento durante le manovre di igiene orale, aumentata sensibilità agli sbalzi di temperatura. Poiché la sintomatologia dolorosa è rara, i pazienti giungono all’osservazione solo quando il quadro ha assunto una certa gravità (mobilità dentale elevata o perdita dell’elemento dentario).
La presenza prolungata della placca sul margine gengivale determina una infiammazione che esita in una progressiva distruzione delle fibre connettivali che ancorano il dente all’osso alveolare nonché un progressivo riassorbimento dell’osso stesso e l’inizio della mobilità dei denti.Ne consegue la formazione di tasche tra la radice dei denti e la gengiva che amplificano l’infiammazione poiché ricche di batteri.
La retrazione gengivale è solo la manifestazione più superficiale di quello che sta avvenendo a danno dell’apparato di sostegno dei denti ovvero il progressivo riassorbimento che porterà i denti coinvolti a muoversi per la mancanza di un adeguato supporto osseo, fino alla perdita degli stessi in mancanza di una opportuna terapia;


Il trattamento della parodontite varia a seconda della gravità del quadro clinico.
Una corretta diagnosi è alla base della possibile guarigione e deve essere effettuata da un parodontologo in grado di individuare correttamente la forma dell’espressione clinica della malattia e di istituire un trattamento specifico e mirato. Nel corso della visita parodontale uno strumento graduato (sonda parodontale) viene delicatamente mosso lungo il bordo gengivale per individuare le tasche che si sono eventualmente formate tra la gengiva ed il dente e misurarne la profondità.

L’analisi di un full di lastre endorali completa l’esame evidenziando la quantità e la qualità del riassorbimento osseo.
La terapia della parodontite prevede una prima fase non chirurgica detta “preparazione iniziale” il cui scopo è quello di abbattere la carica batterica sulle superfici radicolari ed educare il paziente ad una corretta igiene orale domiciliare.
Nei casi più gravi, e solo dopo un’attenta rivalutazione dei siti trattati,viene attuata una terapia chirurgica per la correzione dei difetti ossei, e dell’architettura gengivale; ciò consente di ricreare un’anatomia fisiologica dei tessuti intorno alle radici che sia igienicamente controllata e che quindi garantisca,insieme alla terapia di mantenimento, da una sicura reinfezione.
Negli ultimi anni, numerose ricerche condotte in tutto il mondo hanno evidenziato che tale patologia è considerata un fattore di rischio per alcuni disturbi di natura sistemica: in particolare associano all’infezione da batteri implicati nella malattia parodontale, il rischio cardiaco e circolatorio nonché la nascita di bambini prematuri e sottopeso.


È stato accertato che le tossine prodotte da tali batteri, determinano un aumento dei livelli sierici della proteina C reattiva, considerato da un recente studio pubblicato sul The New England Journal of Medicine un fattore di rischio, per l’ infarto del miocardio, più importante dei livelli ematici del colesterolo.Il passaggio nel circolo sanguignLe conclusioni a cui si è giunti spiegano perché vi è un aumento degli eventi ischemici fatali negli individui con malattia parodontale rispetto ai soggetti sani.Un dato ulteriore scaturisce dagli studi che hanno dimostrato che la malattia parodontale non trattata in donne in gravidanza può costituire un serio fattore di rischio per il feto poiché sono sette volte più esposte a nascite premature di bambini sottopeso.


Ci sono possibilità, infatti, che l’infezione si trasmetta al tratto genitale ed urinario condizionando l’esito della gravidanza.
Il meccanismo sarebbe il risultato della produzione di tossine da parte dei batteri e della mediazione di sostanze prodotte dalla madre come le prostaglandine e l’interleuchina, che potrebbero stimolare l’evento del parto in anticipo rispetto alle attese.o di tali tossine ne determina l’adesione alle placche ateromasiche già in via di formazione nei vasi, danneggiati per effetto dell’aumentato livello di proteina C reattiva.;

 

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